sabato 30 gennaio 2016

Più pappa per tutti!

Ci sono dei luoghi che nonostante i tempi magri si dimostrano dei serbatoi di lotta formidabili. Svuotate le piazze, esaurite le spinte antagoniste, azzerato qualsiasi dissenso sociale, rimangono atiivi gli asili nido e le scuole materne formidabili fortezze per mamme che non temono il riflusso e la spinta omologatrice. Sono ormai attivi da anni comitati che controllano e chiedono conto di tutto ciò che riguarda i loro bimbi, i contratti, gli atti amministrativi ed il servizio erogato. Molto spesso però si ritrovano davanti un muro quasi invalicabile ed una certezza: che i loro frugoletti sono diventati solo dei dati contabili, numeri, attivi di bilancio, mai e poi mai futuro da proteggere; non è previsto dalle norme dicono. Tradotto: Prima vengono le esigenze contabili e poi tutto il resto. Uno dei campi di battaglia più infuocati è quello delle mense sempre più simili a mangiatoie automatiche e con scarsa trasparenza sulla qualità e la composizione delle pappe. A niente valgono le richieste, i chiarimenti perchè dicono anche una semplice modifica al menù comporterebbe costi che le imprese non si vogliono assumere, quindi care mamme non fate troppe storie su quello che mangiano i bimbi perchè non vi riguarda e non chiedeteci più di quello che diamo. Gli enti locali, comuni, provincie o quant'altro tranquillizzano e annacquano, tutto a posto dicono, la qualità è più che ottima, punto, non è dato sapere altro perchè le imprese che gestiscono il servizio, veri colossi con migliaia di pasti al giorno, non chiariscono, non dicono, anzi, fanno muro: se le mamme insistono con le loro proteste saranno denunciate. Una delle armi a loro disposizione è infatti lo sciopero della pappa, con i viveri portati da casa ed il rifiuto della sbobba istituzionale, molto spesso i dirigenti hanno sequestrato il cibo alternativo ma i bimbi non hanno mangiato lo stesso, duri e cocciuti più delle mamme. A questo punto per evitare pericolose contrapposizioni sarebbe opportuna l'alimentazione forzata, bisogna educarli subito questi piccoli delinquenti

martedì 26 gennaio 2016

Paure?

C'è un fiorente mercato delle paure, assortite , divesificate ma sempre col marchio di qualità.ciò che non rientra in questo recinto viene classificato come "BUFALA". Al primo posto delle paure istituzionalizzate, quindi ammesse, c'è il rischio terrorismo: tutti siamo tenuti se non obbligati ad aver paura dell'uomo con la barba e la palandrana, sempre pronto a farci del male. Non abbiamo paura? Veniamo subito classificati come sciocchi o peggio incoscienti; poi c'è la paura per l'altro, l'immigrato, che anche se non ha l'aria da criminale è sicuramente lì per togliermi ciò che mi spetta, pensioni, diritti e quant'altro. Poi ci sono coloro che non si adeguano, ragazzi con la protesta facile, poi si passa dalla paura all'odio: gl'impiegati pubblici, gli autisti degli autobus, i medici generici, gl'insegnanti, i ferrovieri, gli operai, i disoccupati, i vecchi, tutti questi soggetti esistono nel nostro immaginario solo per darci fastidio. intralciarci la strada e renderci difficile la giornata. Ecco se la penso così sono un bravo cittadino perchè rientro in un modello generale affidabile e da non mettere in discussione. Ma se proviamo ad avere delle paure nostre cominciano i guai. Provo una certa difficoltà ad entrare in contatto con alcune categorie etniche cittadine perchè ostili, chiuse e non facilmente intellegibili, ma la vulgata dice che sono i più miti ed i più affidabili perchè rimandano a comportamenti omogenei e rassicuranti, sarà ma non ne sono del tutto sicuro. Hanno una grande capacità mimetica ed una fortissima aggregazione, cioè tendono a fare cosa a sè, diventando in tal modo un qualcosa di estraneo alla vita cittadina. In primavera saranno rinnovati molti consigli comunali, quindi, ci si va molto cauti con lo scontentare il cittadino, il menù è quello ed è meglio non cambiarlo più di tanto.

domenica 17 gennaio 2016

Essere e frattempo

Cosa succede quando l'infinitezza e la mancanza di limiti si scontrano con la consapevolezza del finito e del limite? Tutta la metafisica occidentale da Platone in poi è andata avanti con il cercare queste due entità, raggiungerle, quantificarle, assoggettarle, ecco assoggettare l'infinito è stato possiamo dire il grande sogno della filosofia, dal mondo delle idee alla relatività, con al centro questo ente al di sopra degli altri enti chiamato uomo, senza minimamente rendersi conto che forse così facendo ci stavamo perdendo qualcosa o meglio perdendoci in qualcosa che era fuori dalla nostra portata, di cui non avevamo nè il controllo nè l'appartenenza, cosa di cui invece eravamo stati più che certi fino a poco tempo fa. Scardinare l'uomo dalla sua presunta centralità nel mondo è stata una cosa buona e giusta, ma adesso che anche i custodi del sapere  sanno che la stanze sono state tutte numerate e che le abbiamo tutte occupate, che si fa? Dove si va? Difficilmente si può traformare una Ferrari in una utilitaria, difficilmente si può pensare di adattare un modo di pensare legato ad una crescita infinita a dei limiti oggettivi, a dei confini invalicabili, ma è quello che, volente o nolente, sta succedendo, e qui, le domande, le incognite ed i pericoli sono tanti. La metafisica muore proprio nel momento in cui scopre di essere giunta alle porte alla propria finitezza, cioè in sostanza, di avere raggiunto il suo scopo, sinistra contraddizione ma ampliamente prevedibile, come dopo un lungo viaggio si arriva destinazione scoprendo così che loscopo non era il punto d'arrivo ma il viaggio, esaurito il quale si perde anche il senso e la ragione del proprio modo di stare dentro le cose: ed ora? Se non ho niente da chiedere e da cercare cosa sono dove vado? Come direbbe un personaggio di Moretti. Accettare un mondo senza un futuro delineato e prevedibile sarà possibile? Sarà possibile accettare l'inaccettabile? Ma come diceva il grande Eraclito, chi non s'aspetta l'inaspettato, non troverà mai la verità

giovedì 14 gennaio 2016

I gamberi al potere

Diceva il poeta, io so, ma non ho le prove. Bene, adesso ne abbiamo fin troppe, ma  questa consapevolezza non ci rende la vita migliore. Sono saltati fuori dei documenti che attestano gli interessi convergenti nel 2011 di grandi potenze europee sul petrolio libico che all'epoca arrivava, a prezzi buoni, quasi tutto in Italia. In questi casi si dice che i rapporti di forza, il nostro diminuito peso internazionale, portano inevitabilmente a subire le decisioni altrui. Bene, ma  chi all'epoca prendeva decisioni per noi è andato oltre una cocente ma dignitosa sconfitta dei propri interessi perchè ha fornito l'aiuto logistico, militare e diplomatico per far fuori Gheddafi. sapendo benissimo ciò che ne sarebbe seguito. Cioè chi ci governava ( e ci governa) ha fatto poco o niente per tutelare gl'interessi nazionali ed è andato alla guerra contro contro un paese amico distruggendo quelle relazioni economiche che erano state avviate in anni ed anni di paziente lavoro diplomatico, relazioni economiche ed interessi che, beninteso, sono stati accaparrati dai nostri amici alleati. E'stata distrutto il settore industriale, sono state spazzate via o quasi le picole medie industrie, vero perno del nostro sistema economico, è stato desertificato il settore siderurgico, il più forte d'europa, è stata penalizza in modo irreparabile la nostra agricoltura, distrutto il sistema scolastico e sanitario. Tutto ciò grazie a politiche "Europee" firmate dai nostri grandi statisti degli ultimi 30 anni. Ma forse, il peggio deve ancora venire.

lunedì 11 gennaio 2016

Opportunità e rappresentanza

Il nostro presidente ha comunicato nel suo modo spiccio e franco che una certa legge non si può fare. Non perchè manchi la volontà politica di farla, non perchè manchi la necessità, non perchè metta in pericolo la maggioranza ma perchè metterebbe a rischio il gradimento popolare del suo governo. Ecco, sarebbe il momento di chiarire che cosa è una rappresentanza eletta. Il nostro ripete spesso, andiamo avanti a tutti costi, nessuno ci fermerà, la nostra è una marcia inarrestabile come se fosse investito da una missione divina e non da un mandato popolare ma poi ammette candidamente che una certa cosa, ritenuta giusta da tutto il corpo politico e da tutti gli apparati statali, non la fa semplicemente per non mettersi contro gli elettori. A quando le fontane che sgorgano vino e le feste in piazza 6 giorni su 7? Il popolo elettore sicuramente gradirebbe molto.

sabato 9 gennaio 2016

Racconti di natale

La situazione di partenza è questa: Fatti atroci, tragici ma di cui noi non sappiamo quasi niente, di cui non abbiamo immagini alternative a quelle ufficiali, non abbiamo testimonianze depurate dal contesto, cioè che non siano già state adeguate alla narrazione, non sappiamo chi e perchè, ma siamo impossibilitati a dire beh o buh perchè subito veniamo messi davanti all'evidenza, la loro, che ci dice che i fatti non possono essere negati: c'è il sangue, ci sono i morti, cosa andiamo cercando di più? Si può e si deve chiedere di più. Perchè, nell'unica foto diffusa, c'è il cadavere a terra ma non viene mostrato il volto del pazzo che a Parigi voleva uccidere davanti una sede istituzionale? Quali motivi lo impediscono? di situazioni così possiamo elencarne decine con buchi narrativi spaventosi, incongruenze, bugie, miracoli, con gente che si trova in due posti diversi nello stesso momento, ma sempre ci viene posta, implicitamente, la necessità di non chiedere, di non fare domande e non cercare risposte. La conclusione è che pur vivendo nella fase storica di maggior diffusione delle notizie alla fine non sappiamo quasi niente. E per favore, non alzate il ditino contro il sistema informativo della Cina o della Corea. Non è il caso