mercoledì 30 marzo 2016

Malick o non Malick

E' molto difficile capire il cinema di Malick, dell'ultimo Malick in bilico tra tirata morale e grandi domande, tra ricerca e senso del tutto. Il buon Terence sa il rischio che corre, ma va avanti senza paura, i risultati sono spesso incoerenti, discontinui ed al limite del kitch ma, colpiscono per l'intensità , ha qualcosa da comunicare, non ha più molto tempo a disposizione e cerca di dirci il più possibile nel modo che gli riesce meglio. Possiamo dire che il suo è un cinema laico, perchè nonostante i riferimenti a Dio ed all'assoluto alla fine il vero protagonista è il caso e quel senso di mancanza che ruba tutte le nostre vite. Niente è per sempre, tutto ci viene dato e ci viene tolto, ma in tutto questo non c'è nessun disegno divino, nessuna provvidenza e nessuna condanna, è la vita stessa che crea e distrugge, fa incontrare e fa perdere, fa amare e fa odiare, dà e toglie, senza una logica ed un significato preciso, forse se c'è una logica è la logica del caos in cui siamo risucchiati ed in cui crediamo di essere protagonisti.  Alla fine i personaggi di to wonder comprendono, ma probabilmente non ne capiscono le cause, che ciò che li accomuna è la perdita, irreparabile ed apparentemente immotivata, non ci sono speranze e non c'è futuro. E' un cinema che trae spunto dai grandi maestri europei, Bergman e Resnais ma senza la loro potenza evocativa e diciamolo, senza la  furbizia che permetteva loro di stare alla larga dai pericoli di un eccessivo uso del linguaggio, di scadere cioè nel manierismo di facciata, nelle lungaggini e nell'eccessivo uso di stilemi  e modi di intendere le immagini.

martedì 22 marzo 2016

PAPIER TOILETTE

Fase 2. Da semplici fiancheggiatori del governo in carica adesso sono diventati forze attive e militanti che si buttano nella mischia con tutte le armi a disposizione, compreso il dileggio e l'insulto dell'avversario. Quando la lotta si fa dura i nostri maggiori giornali perdono ogni pudore, dichiarano senza alcuna vergogna il loro attestato di fedeltà e come i bravi Massimo e Roberto in un mitico film, non disprezzano neanche di stare con la testa sotto i loro piedi. Le vendite sono crollate ma la cosa non li preoccupa più di tanto perchè oggi chiudere un giornale non è una cosa usuale, lo si fa vivere lo stesso anche se a leggerlo sono in due. Accanimento terapeutico? Si e no,ma più che altro buon investimento. Una voce amica nella notte fa sempre comodo, aiuta a non sentirsi soli

mercoledì 16 marzo 2016

LETARGIA

In una sonnolenta città del nord improvvisamente succede qualcosa che sembra per un attimo risvegliare la mummia, ma dura poco, un paio di prime pagine sul Carlino e poi tutto ritorna nell'opaca routine di una notte senza fine, di una piattezza che ha la meglio su tutto. Quelle che chiamano forze antagoniste in una sola notte, con una coordinazione ed una compattezza esemplari compiono un gesto nichista e doloroso: distruggono a colpi di vernice vent'anni di arte di strada, quasi tutto ciò che era stato fatto e dipinto sui muri della città, quasi un anninetamento della loro storia. Terribile ed incredibile allo stesso tempo, ma è successo veramente, ebbene quale è stata la risposta della città ad un fatto che ha avuto un eco mondiale? Risentita ed infastidita come di qualcuno che viene strattonato nel pieno della pennichella e non vede l'ora di girarsi dall'altra parte e continuare a dormire. Non hanno capito niente, per loro tutto si riduce a pochi ragazzi disobbedienti ed incapaci di accettare le regole. Punto. Nessuna discussione, nessun dibattito, niente di niente. Il gesto, l'auto distruzione avevano sopratutto un valore di denuncia su ciò che è diventata la città e su chi vi comanda e spadroneggia arrivando al punto di appropiarsi di cose che non le appartengono come l'arte di strada, staccarla dai muri e portarla in un museo. Ma la cosa non sembra finita qui perchè i ragazzi hanno la testa dura e vogliono farsi ascoltare, far capire che non gradiscono molto il futuro che gli è stato confezionato, come un abito su misura ma un pò troppo stretto

lunedì 7 marzo 2016

Primarie e primati


La domanda è angosciante: è se Donald ce la fa? Tutta la grande stampa è impegnata ad esorcizzare il pericolo di una vittoria del biondo miliardario, rimarcando che con lui presidente, il mondo sarebbe in pericolo come non mai. Può essere, ma, cosa offre il partito repubblicano come alternativa? Offre due brave persone con cui non andreste mai neanche a mangiare una pizza, per la bassa qualità del pensiero e per il grigio rigore ideologico, ma ci dicono da tutto il mondo, questi due sono più affidabili di Trump. Perchè? ma perchè non interromperanno mai quella linea politica militare ed economica fin qui seguita, non faranno colpi di testa e non si sogneranno mai d'interrompere od addirittura fermare le guerre in corso. La cosa incredibile è che la richiesta di ridimensionare Trump è arrivata anche dai democratici, quasi sicuri con lui candidato di vincere le elezioni. E' interessante notare a questo punto che la politica non è più una competizione tra partiti, non molto distinguibili l'uno dall'altro, ma tra apparati che si riconoscono, si annusano e dove trovano l'altro, l'estraneo, il pericolo, serrano le fila e fanno fronte comune. Negli ultimi venti trentanni nei paesi occidentali quelli che hanno stravolto di più il quadro economico, quelli che hanno dichiarato guerre disastrose che hanno portato il caos mondiale, sono stati, guarda caso, leader riformisti democratici, Clinton docet. lo stesso Reagan nel suo viscerale anticomunismo si guardava bene dal prendersi troppo sul serio, cosa di cui i suoi successori non hanno tenuto minimamente conto e portando a compimento quello che forse, lui neanche si sognava e voleva. E' un pò quello che è successo con il buon Karl Marx