martedì 9 febbraio 2016

Notiziario minimo

E' un vecchio dilemma: Come funziona l'informazione? Come si dà la priorità alle notizie? Il vecchio giornalista sapeva sempre cosa pubblicare e quale rilievo darvi, il suo intuito era legato non solo alla notizia ma anche all'impatto che essa avrebbe avuto nei lettori, questo gli bastava per dare l'importanza e l'impaginazione che lui riteneva adeguati al caso. Da un pò di tempo non è più così, il bravo giornalista sa, che la notizia va prima misurata, catalogata e poi, se è il caso si va vanti, ma queste  cautele che usa non sono solo misure di verifica , come è giusto che sia ma anche e sopratutto di controllo: niente deve uscire da un certo modo di raccontare le cose; praticamente non sono le notizie e gli avvenimenti che scatenano la narrazione ma il contrario e qualunque cosa possa mettere in discussione queste linee fondamentali va tenuto lontano dalla tastiera. Esempi? Ci sono dei casi di cronaca che anni fa avrebbero riempito per mesi e mesi le prime pagine e che invece oggi vengono se non occultati, mimetizzati, sminuiti fino a che se ne perdono le tracce, ove mai ce ne fossero state. Tragedie immani con vittime intere famiglie, scompaiono dalle cronache quasi subito, non ci sono foto, racconti, interviste, niente di niente. Questo, purtroppo è il mestiere del giornalista e se nessuno lo fa, le domande sorgono spontanee ed inquietanti: Perchè il giornalista rinuncia a fare quello che deve fare? Cosa glielo impedisce? Due sono i tipi di notizie da cui i nostri giornali stanno alla larga: il primo riguarda l'ambito familiare che è istituzionalizzato a regno del bene e dove tutti i componenti sono portatori di valori. Mai e poi mai questi valori devono essere messi in discussione, anche in casi estremi la regola è minimizzare e nascondere, se proprio c'è qualcosa che non va si accusa una patologia non diagnosticata, mai e poi mai viene messo in discussione il dogma della perfezione morale. Molto spesso i crolli avvengono per l'inadeguatezza rispetto al modello fantastico ed inesistente proposto, per la malattia non dei soggetti ma del mondo circostante a loro. Secondo tipo di notizia da cui il bravo giornalista deve stare alla larga è quella legata a tragedie economiche, qui c'è l'obbligo di sottolineare sempre lo stato depressivo dei soggetti, causa principale ed unica dei fatti, sottinteso, i debiti non c'entrano niente, non facciamone un dramma sociale. Viene eretto una specie di muro tra i fatti e la narrazione e quel muro è difeso ed invalicabile, che nessuno si sogni di metterci il naso o di scrutarvi dentro. Rischia di fare un altro mestiere.

lunedì 8 febbraio 2016

Voti a perdere

Si è consumato a Milano l'ennesimo rito delle primarie e ha vinto il favorito. Sembra una cosa ovvia, ma a pensarci bene non è così lineare dal momento che fino a poco tempo fa i candidati ufficiali perdevano tutti, Pisapia docet,lasciando divisioni e malumori nelle alte gerarchie del partitone. Qualcosa è cambiato, perchè adesso vincono tutti, si è ricostituito il rapporto con la base? Si è risanata la frattura che aveva portato alle primavere del 2010 con sindaci scelti  a dalla volontà popolare in netta contrapposizione alle liste ufficiali? Non proprio, probabilmente si sta consolidando quell'asse che lega in modo indissolubile il centro alla periferia, creando ovunque e comunque delle presenze affini, se non addirittura emanazione diretta della governance al potere. Chi non ci sta è tagliato fuori da ogni possibilità di candidatura, di finanziamenti e di appoggio, e con tutto l'apparato contro, con i giornali che da amici diventano improvvisamente nemici,è chiaro in queste condizioni che l'esposizione diventa allora una missione suicida senza nessuna possibilità di riuscita ed ove ciò non basti a dissuadere candidati alternativi si annulla la loro potenziale pericolosità con frantumazioni del loro nucleo elettorale con la crezione di micidiali acchiappa voti a perdere, cioè con l'unico scopo di non farli vincere.E funziona, funziona a meraviglia. Insomma le primarie dopo una prima falsa partenza sono diventate il punto di lancio di politiche e personaggi molto rassicuranti per la narrazione in corso. Stanno chiudendo il conto